Serie Palazzine Romane
Nella serie dedicata alla “Palazzina Romana” l’artista osserva la città di Roma trovando grande ispirazione nelle architetture delle “palazzine”, fenomeno urbano che si impone negli anni ’20 e ’30 come residenza della borghesia emergente e diventa, negli anni della ricostruzione, la protagonista del nuovo tessuto urbano di Roma, facendole superare il concetto di città ottocentesca.
Oggi Roma sembra aver nascosto tutta questa sua modernità e per questo è sembrato utile all’artista mettere sulle sue tele “pezzi” di questo archivio a cielo aperto, per ritrovare un valore dimenticato e riproporlo in chiave contemporanea.
Per l’artista è molto importante lo studio compositivo dell’opera e soprattutto cerca di creare nella tela un’inquadratura personale dell’architettura che sceglie di rappresentare. Predilige viste prospettiche dal basso verso l’alto dove l’occhio incontra le colature che scendono creando così un gioco di luci e di ombre e una sorta di “sospensione” dell’immagine rappresentata.
“La pittura agisce su due dimensioni, anche se può suggerirne tre o quattro. La scultura agisce su tre dimensioni, ma l’uomo ne resta all’esterno, separato, guarda dal di fuori le tre dimensioni. L’architettura invece è come una grande scultura scavata nel cui interno l’uomo penetra e cammina”.
Bruno Zevi, Saper vedere l’architettura, Einaudi, 1948